ASPETTI FONDAMENTALI DEL COMBATTIMENTO Il risultato finale in un combattimento è la somma di più variabili che possono essere sommariamente così elencate: Fisicità – e qui mi riferisco alla cruda mole fisica, quantitativo numerico di massa corporea. Atleticità – riferito al rendimento atletico, alla massima performance raggiunta tramite continui condizionamenti e allenamenti del proprio fisico, in rispetto delle più o meno doti genetiche. Tecnica – conoscenza di un sistema che utilizzi, nel modo più efficiente, le capacità di movimento del nostro corpo, per farlo reagire nel modo più efficace possibile nelle situazioni di combattimento. Strategia – abilità necessaria per saper sfruttare al meglio tutte le nostre capacità e conoscenze. Aspetto psicologico – è l’attitudine mentale ad affrontare, interpretare e reagire alle varie situazioni. Nessuno di questi aspetti deve essere considerato come il più determinante al conseguimento del successo in combattimento (…o autodifesa). Infatti, non è scritto che nell’affrontare un avversario con una maggiore mole, massa muscolare, se ne esca sconfitti. Può essere sicuramente un vantaggio la maggiore fisicità, ma non rende garantito il risultato dello scontro. Non è detto che vinca il più grosso. È sicuramente un vantaggio, invece, avere un’atleticità, rendimento e prestazione atletica superiore all’avversario, ma una superiore tecnica e abilità strategica, possono pareggiare il deficit nella fisicità e una carenza nell’atleticità (…chiaramente c’è un limite). Non è detto che vinca il più atletico. L’aspetto tecnico è un fattore che porta sicuramente enormi vantaggi, ma senza il giusto rendimento atletico per supportare la tecnica e una buona strategia, risulta solo un insieme nozionistico, ma anch’esso non determinante. Non è detto che vinca il più tecnico. La strategia è un fattore che può modificare totalmente il responso di un combattimento. Infatti, una buona condotta strategica, quella giusta al momento, può far capovolgere le sorti di un combattimento a proprio vantaggio, anche con una fisicità, atleticità, e un bagaglio tecnico leggermente inferiori. Non è detto che vinca il più stratega. È certo che il giusto approccio psicologico ad una determinata situazione fa emergere tutte le nostre potenzialità, mentre un errato atteggiamento può rendere inutile tutti i vantaggi che si hanno in tutti gli altri fattori. È un aspetto molto intimo, e quindi troppo delicato da trattare. Come per la fisicità, anche l’aspetto psicologico può essere di poco modificato. Ecco che adesso è facile intuire come il nostro rendimento in combattimento, dipenda dalla somma del valore dato ad ogni aspetto menzionato, in funzione a quello che si ha e si è ottenuto con l’addestramento. È possibile che condizionando il mio fisico e allenandomi per aumentare la mia atleticità, io riesca a superare in combattimento, anche un avversario con una conoscenza tecnica superiore alla mia. E questo vale per chiunque e con qualsiasi degli altri fattori. C’è comunque un limite. Normalmente, però, con la fisicità si può fare ben poco. Infatti, nasciamo con una stazza fisica che può essere solo di poco modificata. Facendo un esempio con le categorie di pugilato, chi nasce con una corporatura da peso leggero, non potrà mai diventare peso massimo. E qui arriviamo al significato della vera arte, ossia, su che cosa vale veramente la pena sacrificare tantissime ore per l’addestramento, cioè, qual’è quell’aspetto, quell’abilità che portiamo sempre con noi, che ci possa permettere di uscire da situazioni, che indipendentemente dalla nostra situazione fisica e psicologica, devono, purtroppo necessariamente, essere affrontate, e risolte a proprio favore. Quindi, non conviene basare la propria autodifesa, soltanto su aspetti così troppo instabili, in grado di influenzare troppo la nostra efficienza. Infatti, non ci possiamo basare solo su una maggiore prestazione atletica, che va comunque in decadimento con l’età, ed è legata in maniera troppo stretta alla costante disponibilità d’ore per l’allenamento. Non tutti siamo in possesso di particolari e specifiche doti genetiche L’autodifesa è un fattore troppo importante per affidarla al solo fatto di avere una maggiore prestanza atletica rispetto all’avversario, anche perché può accadere, per vari motivi, di non poter svolgere un’adeguata preparazione fisica, anche per un lungo periodo, andando così all’annullamento del nostro (possibile) vantaggio. A me è successo, dopo essere stato vittima nel 2003 di un incidente, e passare due anni sulle stampelle, senza, quindi, potermi allenare e perdendo in parte la funzionalità della gamba sinistra. Se avessi basato la mia efficienza solo sul nozionismo tecnico e performance atletica, avrei seri problemi a confrontarmi con avversari con superiorità fisica ed atletica. E non la possiamo basare, neanche, sul fatto di puntare unicamente sulla tecnica, sulla conoscenza cioè, di come uscire e districarsi dalle più disparate situazioni di lotta, impiegando molte ore (troppe) nell’allenamento e pratica di sequenze preordinate, che se è vero che da un lato danno la conoscenza teorica, ma reale, e quindi, la possibilità (virtuale) potenziale di uscire da situazioni difficili, dall’altro non creano e non possono creare i reali presupposti per poter reagire con ciò che si è appreso nella routine di tali sequenze. Certo che con una maggiore mole fisica o atletica, o con una (regalata) superiore aggressività in allenamento rispetto al partner o allievo, ci si può illudere e far illudere, ed ingannare pericolosamente gl’altri. È solo grazie ad una più efficiente biomeccanica che il rendimento può rimanere alto, anche con una perdita o ridotta capacità funzionale.
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