EFFICIENZA-corretta interpretazione-corretta percezioneEFFICIENZA corretta interpretazione-corretta percezione
Arrivati ad un certo punto nello studio del wing chun, cioè, dopo aver acquisito i movimenti base, i concetti fondamentali su cui si basa il sistema, che danno una motivazione dell’utilizzo, così apparentemente singolare e caratteristico delle tecniche, e soprattutto, nel modo di muovere ed utilizzare il proprio fisico. E dopo aver appreso le prime sequenze (sezioni) di movimenti pre-ordinati da eseguire con un partner, che è, sì, uno degli aspetti più divertenti, ma anche il più illusorio per la propria reale efficienza nel combattimento. Si rende necessario uno studio (…il vero) sul come eseguire ed applicare realmente quello che si è appreso. Può sembrare molto banale affermare ciò, ma è quello che puntualmente succede, quando si porta in combattimento quello che si pensa di saper fare e ci si accorge invece, che il nostro sistema non reagisce come dovrebbe, o comunque non come dovrebbe in rapporto delle tante ore di addestramento. Questo può accadere quasi come una certezza matematica, in quanto il nostro organismo ha interpretato a suo modo (…male), la configurazione con la quale eseguire e dare efficienza alla tecnica. Si, non pensate di aver letto un’altra banalità. È così ! io penso di eseguire una determinata tecnica o movimento e il mio organismo la esegue come l’ho pensato! Nulla di più sbagliato. È vero, io ho la sensazione, e la reale percezione, che l’obiettivo è stato raggiunto, in quanto la configurazione finale è simile o uguale a com’è stata programmata, ma in realtà, ho eseguito quelle tecniche o movimenti con compensazioni personali, dovuti al fatto che ognuno di noi ha i suoi atteggiamenti posturali o vizi posturali derivati dal proprio vissuto per difese antalgiche o psicologiche. Lo stress, indipendentemente se causato da insofferenza fisica o psicologica, produce tensioni che dovrebbero sparire al termine della particolare situazione stressante. Se però le tensioni diventano croniche, cioè persistono anche dopo la fine dello stress che le ha procurate, queste diventano parte costitutiva del nostro assetto posturale, come atteggiamento del corpo o assetto muscolare inconscio (vizi posturali). E se la posizione assunta viene interiorizzata come posizione stabile, diventa una posizione propria e caratteriale della persona. Ed ecco che in questa fase, gli arti, si muovono meno bene, perdono parte della loro disponibilità di movimento e quindi efficienza, seppure il disagio non sia ancora percepito dalla coscienza, anche perché queste situazioni iniziano e si evolvono così lentamente che ci sembra di vivere la normalità. Il maestro ci dice che dobbiamo eseguire questa determinata tecnica, movimento, o assumere una precisa posizione, e noi lo facciamo, ma raggiungiamo l’obiettivo con un vestito esterno, non dando la possibilità, proprio per i nostri atteggiamenti posturali, alle catene cinetiche di esprimere al massimo le nostre potenzialità. Sembra curioso, ma tutto ciò è dimostrabile facilmente in 15 sec.. Ci sono degli esercizi che possono essere fatti a casa, da soli, che permettono alla persona di mettersi in contatto con se stessa, perché si conosca e si percepisca come realmente è, e non come gli sembra di essere, liberando i muscoli e le articolazioni, e quindi intere catene cinetiche, da tensioni inutili, che spesso non sono percepiti proprio perché diventati parte del nostro tono muscolare di base (…le nostre difese), facendoci esprimere il nostro vero potenziale. Infatti, anche chi all’apparenza non li avverte come disturbi, sicuramente ne è vittima, e questa condizione limita fortemente le umane potenzialità (…nella propria capacità di pensiero e movimento). Restituire ad ogni muscolo e articolazione del corpo le funzioni che gli sono proprie, funzioni per le quali sono specializzati e con le quali interagiscono e collaborano con il resto dell’apparato locomotore all’efficienza dell’intero organismo, significa aumentare enormemente le proprie potenzialità. È solo allora che le forme, le tecniche, le sezioni, e tutto ciò che si è appreso prendono vita e possono essere applicate e utilizzate anche in situazioni reali, permettendoci di rimanere sempre in equilibrio ed efficaci anche in mezzo allo stress di un’aggressione, dove gli urti violenti e le forti pressioni tendono a far reagire il nostro organismo con reazioni difensive (..scatti e contrazioni protettive), amplificando quindi i nostri atteggiamenti posturali, inficiando la nostra massima disponibilità di energia, creando un contrasto esagerato con le situazioni da palestra (virtuali), dove si assumono posizioni e atteggiamenti di comodo, in rispetto dei nostri atteggiamenti posturali, non idonei, per lo sviluppo di enormi quantità di energia meccanica da qualsiasi posizione e in qualsiasi situazione. …certo che se si dispone di una fisicità imponente e un’atleticità sopra la norma, bè! Alcune cose possono funzionare comunque. Inoltre, tutti i movimenti manipolatori e locomotori risultanti dall’attività motoria umana sono effettuati principalmente dalle estremità. Ed è forse questo il motivo per cui gli arti e soprattutto l’arto superiore, considerato come una catena cinetica, è caratterizzato da un alto numero di gradi di libertà. Tuttavia, ciò viene attuato soprattutto da muscoli multiarticolari, la contrazione dei quali può provocare movimenti diversi oltre a quello che si intende compiere. Questo fenomeno sembra essere molto probabile ed è, inoltre, indesiderabile in relazione al fatto che movimenti, tecniche e reazioni , anche se apparentemente semplici, sono in realtà, molto complessi, ed implicano la simultanea utilizzazione soltanto di una piccola percentuale dei movimenti potenzialmente realizzabili da parte del sistema muscolo-scheletrico. Per questa ragione, l’applicazione di forze nello svolgimento di uno scontro fisico, richiede che alcune articolazioni siano bloccate, mentre alle altre siano permessi movimenti accoppiati. Il blocco dei gradi di libertà non coinvolti in un dato movimento mediante l’eccitazione dei muscoli antagonisti, è il ruolo principale svolto dal sistema nervoso. Il processo di stabilizzazione muscolare consiste nell’imporre vincoli muscolari attivi sui gradi di libertà presenti, è quindi una condizione necessaria per la realizzazione di particolari e ben precisi movimenti volontari e coordinati, e questo lo si svolge con un sicuro costo energetico. Riassumendo, si può affermare che il costo del processo di stabilizzazione muscolare che si ha in condizioni dinamiche è espresso da un significativo decremento della forza potenziale. È come sollevare un bilanciere carico 100Kg da una panca professionale e da un materasso, la forza che i miei muscoli applicano è la stessa, ma, il rendimento e l’efficacia sono notevolmente differenti. Nel primo caso riesco, dopo aver appreso la tecnica corretta, ad esprimere tutto il mio potenziale, e quindi ad alzare i 100Kg, nel secondo caso, nonostante la tecnica perfetta e la stessa identica forza, il mio potenziale viene solo in parte utilizzato per staccare il bilanciere, ma gran parte, viene dissipata nel mio sprofondare, e quindi non utilizzata. Eppure i miei muscoli stanno spingendo (…ho la stessa percezione) con una pressione di 100 Kg, ma da un appoggio instabile posso alzare al massimo una percentuale più o meno vicina al mio potenziale. Quando si sta in piedi il nostro rendimento, su spinte orizzontali, ad essere generosi, si aggira intorno al 40%. E attenzione, in questo caso, in realtà è circa il 40% della massa corporea e non della forza che si è in grado di esprimere su di una panca orizzontale. Significa che qualsiasi tecnica utilizzi, anche se mi esprimo al massimo delle mie potenzialità, se valgo gli ormai famosi 100Kg, all’atto pratico sviluppo circa 40Kg di spinta, chiaramente senza sbilanciarmi e cadere in avanti ( precisazione importante visto che in combattimento portare il proprio peso in avanti può risultare pericoloso). Questo è valido per chiunque, quindi, il valore tra le persone rimane invariato, e la maggiore mole fisica continua a rimanere ancora troppo condizionante. In un confronto fisico, se: A vale 100Kg con 40Kg di pressione all’impatto e B vale 70Kg con 28Kg di pressione all’impatto A è in netto vantaggio, ma non per i 30Kg , ma per i soli 12Kg che comunque sono tanti. Immaginate, ma solo se possibile, che B acquisisca un’abilità meccanica, una nuova configurazione che gli permetta in piedi di rendere il 60% del proprio potenziale. Ecco che lo stesso individuo, con la stessa abilità tecnica, ora riesce a sviluppare 42Kg, senza aver cambiato, e senza aver modificato l’esecuzione della tecnica, è lui ora in vantaggio all’impatto con le braccia, simula uno che vale 105Kg. Immaginate di applicare tutte le vostre tecniche, forme, sequenze, con il doppio dell’energia e pressione, senza perdere la fluidità e la velocità d’esecuzione, anzi… Pensate di praticare in modo abbastanza libero con persone con equivalente abilità tecnica, ma con 10 o 20Kg in più di massa corporea, chi avrebbe la maggior probabilità di risolvere a proprio vantaggio?
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