GLI INGANNI DELLA \"SOLA\" NOZIONE TECNICAGLI INGANNI DELLA “SOLA” NOZIONE TECNICA Ma, se ci si pone il problema del massimo sviluppo possibile di un abile efficacia nel reagire alle situazioni di scontro (autodifesa), occorre aspirare coscientemente ad espandere pienamente la capacità polivalente di movimento, per esprimere al massimo la nostra personalità, per arrivare alla maestria nell’utilizzazione delle tecniche apprese, quindi, padronanza sovrana del proprio corpo e dei propri movimenti, che è molto vicina alle grandi prestazioni umane in altri campi, come quelli artistici. Infatti, arte significa “espressione dell’anima” Quindi l’arte marziale non può e non deve essere confinata alla tecnica soltanto. Se si pratica il wing chun (ma in realtà il proprio stile, qualunque esso sia) nella sua interezza, ci si accorge ben presto che l’efficacia non è data dall’acquisire svariate soluzioni (che si ritrovano nelle forme, tecniche, applicazioni ed intere sequenze), come schemi stereotipi, che stanno lì, per essere utilizzati non appena c’è l’occasione. Ma se si vuole sviluppare la propria maestria in modo ottimale, occorre acquisire e sviluppare dei presupposti condizionali, che per essere automatizzati debbono integrarsi a pieno con il nostro portamento, con i nostri atteggiamenti e le nostre posture, che vengono espresse ed utilizzate nel nostro vivere il quotidiano, acquisendo, così, la capacità di muoversi con una destrezza, un’energia, un’abilità, una velocità ed efficacia sempre maggiori. Facendo sì che tutti i programmi acquisiti, diventino parte del nostro patrimonio naturale di reazioni, permettendo al nostro organismo, di trovare la soluzione giusta alle situazioni concrete di combattimento, nel modo più naturale possibile. Nelle arti marziali è regola che il portamento da tenersi in uno scontro deve essere usato anche nella vita normale, di conseguenza il portamento che si tiene durante uno scontro è quello abituale di tutti i giorni. Non contravvenite mai a questa regola. Così facendo, ci si può avvicinare all’applicazione-interazione con il noto principio del Wu-Wei, cioè, il non agire, che non va interpretato soltanto linguisticamente, ma vuol dire “ non intervento dell’io periferico “, quindi assenza di attività artificiosa e forzata, in disaccordo con le leggi della natura, sviluppando così il Wei-Wu-Wei, agire senza agire, che è la forma superiore di azione. Non fatevi distogliere dall’obiettivo reale di acquisire la maestria nel vostro stile, focalizzando la vostra attenzione ed energia, soltanto, nell’apprendere le tecniche più avanzate e le forme superiori(?). Ognuno è libero di seguire la strada che vuole, più consona al proprio percepito (karma), ma, cercate di non trascurare e di non sottovalutare le potenzialità e le capacità nell’apprendere l’arte nella sua interezza (come dovrebbe essere appresa l’arte), trascurando quegli aspetti che sono i più nascosti, che apparentemente sembrano non essenziali perché il loro sviluppo, essendo più lento e meno appariscente e divertente dell’apprendere-copiare movimenti (che il nostro corpo dovrebbe eseguire autonomamente e naturalmente), non viene percepito come essenziale, come il vero artefice della propria efficacia, quella vera. Tant’è che, a volte, chi acquisisce delle abilità, reale motivo della loro dimostrata efficacia, tramite addestramenti effettuati negli anni, ma non elaborati completamente e non capiti a fondo, quando provano, ad insegnare quello che sanno fare, esibendosi anche in performance “sbalorditive”, si fermano alla sola tecnica (nozione superficiale), si fermano al solo programma tecnico, senza andare, perché non possono, ad analizzare e far capire ad ogni allievo, come raggiungere la propria maestria, di come impadronirsi di quelle abilità (presupposti essenziali), per eseguire realmente i programmi appresi. La mediocrità dei loro insegnamenti va verso quello che si definisce selezione naturale. Cioè, nell’attesa che entri nella loro scuola, quell’individuo che possiede quelle particolari doti fisiche-atletiche ed alcune qualità, con le quali riescono a dare vita alle tecniche e quindi dare un senso al loro(mediocre) insegnamento. Il risultato di un buon insegnamento è un buon numero di allievi in grado di dimostrare la bontà di tale percorso. E non nell’avere nella propria scuola, si il più forte, la punta di diamante, ma con tutti gli altri non in grado di dimostrare l’efficacia della filosofia della scuola. Capita anche che questo venga fatto accadere intenzionalmente.
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