Eventi > Appunti del SiFu Riccardo Vacirca > Capitolo 1° "Ritorno alle origini"  (2002-pubblicato 2007) > LA BIOMECCANICA
 

LA BIOMECCANICA

 

Nel wing chun, come in altri sistemi, arrivati ad un certo punto, nonostante anni di duro allenamento si riesca ad acquisire una buona abilità con tecniche avanzate, ritenute, a volte, tecniche superiori e segrete, il progredire tecnicamente sembra essere difficile se non si apprendono le corrette meccaniche.

Queste sono legate all’apprendimento del funzionamento articolare, alla capacità di reclutamento e differenziazione muscolare, e dall’uso corretto delle proprietà meccaniche dello scheletro nella sua funzione di struttura portante.

Il tutto si può riassumere in una sola parola, propriocezione.

Le nostre articolazioni, i legamenti, i tendini e i muscoli, sono ricchi di sensori (propriocettori), che inviano continuamente al nostro cervello informazioni sulla nostra posizione in rapporto con l’ambiente circostante, sulla posizione dei vari segmenti corporei, e il rapporto tra loro, la velocità di contrazione e di stiramento muscolare, l’entità della tensione esercitata dai muscoli, ecc.

Maggiore è la sensibilità e la precisione con la quale questi sensori (analizzatore cinestetico), regolano e controllano i nostri movimenti, maggiore è l’accuratezza con cui riusciremo a visualizzare la nostra immagine corporea e quindi, più precise ed efficienti saranno le nostre reazioni.

E’ evidente quindi, la necessità di un perfezionamento di quest’abilità visto e considerato che “il wing chun non si muove, ma reagisce”.

Questo significa che il wingTchun (WEAC) basa le sue tecniche su reazioni automatizzate (su base propriocettiva), e rese naturali tramite specifici esercizi, e non su movimenti volontari, che richiedono tempi di elaborazione ed esecuzione molto più alti (circa 200-240 msec) rispetto alle reazioni automatizzate (tra i 100 e i 120 msec).

Questo è uno dei tanti motivi per cui il wing chun cerca e predilige il contatto con l’avversario.

Voglio precisare, in ogni modo, che questo è solo un aspetto dell’apprendimento del wingTchun, utile a capire la giusta postura che il nostro corpo deve assumere in ogni situazione, garantendo l’estrinsecazione di un alto livello d’energia, in linea con il “principio della coordinazione cronologica dei singoli impulsi”, che, creando un lavoro dinamico di grandi catene muscolari e articolari, consente di sviluppare notevoli quantità d’impulso.

Imparare ad utilizzare queste meccaniche, permette di fare un passo decisivo verso un uso più efficace delle tecniche di Wing chun (…ma in realtà di qualsiasi altro sistema), sia sotto l’aspetto marziale e sia sotto quello del benessere psicofisico, allo stesso livello delle più note arti marziali interne.

In questo aspetto la WEAC può essere inserita a buona ragione, tra i primissimi posti per quel che riguarda lo studio e le applicazioni delle corrette meccaniche, che tramite esercizi studiati appositamente dal Prof. Riccardo Vacirca, che fin da subito, evidenziano gli enormi vantaggi che recano, sia all’efficacia e al funzionamento delle tecniche, e sia sotto l’aspetto salutistico e riabilitativo.

Questo è stato confermato da studi, ricerche, e test effettuati, anche, con apparecchiature sofisticate in laboratori di valutazione funzionale a Roma, dove, per esempio, con elettromiografia ad aghi, si è potuto testare e dimostrare l’efficacia di tali esercizi, dimostrando in tutti i componenti del gruppo testato, composto dallo stesso M° Riccardo Vacirca e da insegnanti, istruttori e allievi della WEAC, un altissimo livello di coordinazione e capacità di reclutamento e differenziazione muscolare.

Aumentando rendimento e potenzialità, permettendo ad ognuno di aumentare la propria espressione di forza (energia prodotta), dando ad ogni movimento e tecnica un’efficacia, altrimenti, difficilmente raggiungibile, se non da quei pochi, in possesso di una fisicità e un rendimento atletico sopra la media, per i quali, potrebbe anche, non essere necessario uno studio troppo approfondito e curato dell’arte marziale per dimostrare la loro efficacia in combattimento.

Il wing chun, come qualsiasi altra disciplina (o anche sport) ha bisogno di ben precise abilità, presupposti essenziali, non basta conoscere cosa fare (nozione superficiale).

Una corretta biomeccanica si acquisisce con una specializzazione nella lettura ed elaborazione delle informazioni provenienti dall’analizzatore cinestetico per la programmazione di reazioni efficaci.

A rendere la cosa più complicata c’è il fatto che noi abbiamo piena coscienza solo di una parte delle informazioni provenienti da questo sistema, la percentuale maggiore di esse non supera le soglie della coscienza.

E questo contribuisce a creare il conflitto, per la moltitudine di modelli che si generano a causa delle molte interpretazioni a cui possono dar vita le informazioni e le nozioni che ci giungono per via scritta, orale e visiva, per la realizzazione di una maggiore efficacia possibile nell’applicazione delle tecniche.

È sicuramente più facile intuire ora, come, l’elaborazione e l’interpretazione delle nozioni, sia responsabile della più o meno efficacia delle tecniche. Anche, quando queste informazioni sono reali e complete.

Figuriamoci quando ci arrivano incomplete.

È possibile ora riprendere l’esercizio visto in precedenza, cercando di completare ed arricchire le direttive, per poter ridurre, in maniera significativa, i modelli interpretativi, e permettere a più persone di riuscire a creare l’effetto di una stabilità importante, fondamentale per dare alla propria conoscenza tecnica, energia per una reale efficacia.

Da posizione in piedi:

  • Divaricare le gambe, larghezza spalle o bacino.
  • Le gambe sono piegate a circa 120° (angolo al ginocchio).
  • Pianta del piede rilassata e ben aderente a terra.
  • Piede in leggera pronazione e non con i talloni più esterni delle punte.
  • Le ginocchia non sono spinte verso l’interno (errore comune), ma sono le gambe che devono tendere ad una leggera intrarotazione.
  • Il bacino è leggermente ruotato in avanti sull’asse trasversale passante per le vertebre lombari.
  • I glutei non vanno contratti (altro errore comune).
  • Anche la muscolatura addominale non è contratta in maniera volontaria, ma la sua tensione varia al variare delle pressioni esercitate.
  • La muscolatura autoctona del dorso ha funzione di forte stabilizzatore del rachide, ma sempre mantenendo la sua naturale flessibilità.
  • La respirazione è diaframmatica e naturale e non bisogna gonfiare l’addome in maniera esagerata e forzata.
  • Le spalle sono rilassate e la testa va tenuta in posizione eretta, come se ci fosse un filo attaccato all’occipite che tiri la testa in alto.

Probabilmente, molti ancora, non riusciranno ad opporsi con efficacia, senza perdere l’equilibrio in maniera vistosa, ad una pressione (spinta) esercitata con impegno da un partner.

La cosa dovrebbe essere, invece, normale a chi pratica wing chun da quattro o cinque anni.

Eppure, nonostante la loro sinteticità, le informazioni esprimono realmente quello che si deve fare per creare l’effetto, è il modo più sincero, onesto e preciso di descrivere il come realizzare quella stabilità da cui prendono energia le tecniche, tutte, qualsiasi esse siano.

Altrimenti, succede davvero quanto descritto nell’esempio del “sollevare un bilanciere carico 100Kg da una panca professionale e da un materasso” (appoggio non stabile).

Infatti, anche se possedeste la forza, ed una perfetta tecnica per spingere 150Kg, da un appoggio (posizione) instabile, riuscireste ad applicare soltanto una percentuale del vostro potenziale (è ovvio che accada la stessa cosa anche per i calci e per i pugni).

Ed ecco spiegata quella differenza di efficacia tra l’eseguire le tecniche in allenamento (nello specifico del wing chun, le sezioni dal chi-sao e dal lat-sao), e dall’eseguirle in combattimento, con situazioni di stress psichico ed impegno fisico notevoli.

Provate ad osservare come, in queste situazioni, i vostri partner d’allenamento, o, a volte anche istruttori o insegnanti, modificano, in modo marcato, il loro portamento, cambiano configurazione per trovare l’efficacia dei loro movimenti, per riuscire a risolvere a proprio favore la specifica situazione.

E spesso con atteggiamenti e reazioni che poco hanno a che fare con lo stile praticato, e per i quali non è necessario praticare così tanto e a lungo.

E allora! perché praticare per anni dei movimenti che sono studiati per risolvere situazioni di reale aggressione, e poi, quando è il momento di metterli in pratica, fare altre cose? Non sarebbe allora, più conveniente, addestrarsi in maniera cosciente su queste altre cose?

È con la biomeccanica che le tecniche, tutte, acquistano più concretezza, quindi, forza, velocità, fluidità ed efficacia, da qualsiasi posizione.

Perché, è a questo che serve un sistema d’autodifesa, soprattutto a chi non è dotato di atleticità o fisicità rilevante

È la biomeccanica che può permettere, a chiunque, di affrontare alla pari un avversario con superiorità fisica ed atletica. Realmente.

Benessere psico-fisico e rendimento funzionale. Questi sono i principi fondamentali su cui si basa lo studio di un’arte marziale.

 

Home

WEAC - Wing Chun Escrima ACademy - copyright 2000-2018